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I doveri delle Confraternite: Fede e Carità

 

Fede e Carità

 

Le confraternite, al di là dei valori storici, delle tradizioni e dei patrimoni di cultura e di arte che furono loro affidati affinché fossero gelosamente custoditi e tramandati, hanno il dovere di svolgere compiti importanti all'interno della Chiesa e, per suo tramite e mandato, nella società in cui sono chiamate ad operare per antica vocazione, lungo le due strade maestre indicate dal Vangelo: la Fede e la Carità.

La Fede quale testimonianza di amore in Cristo e di impegno, attraverso il perfezionamento spirituale, nella missione evangelica intesa come presenza sempre più viva nella comunità ecclesiale e nella società e più consapevole appartenenza al Popolo di Dio.

La Carità quale espressione di fraternità in Cristo attraverso le opere di misericordia per i suoi poveri, i bisognosi di amore, di conforto e di assistenza, gli afflitti dalla solitudine, dallo smarrimento e dal neopauperismo materiale e spirituale.

In verità le testimonianze non mancano e molte sono le confraternite che si impegnano attivamente e confermano la loro presenza nella Chiesa e nella società con opere di beneficenza e di assistenza. Un'attenzione particolare meritano al riguardo quelle associazioni di laici che vanno sotto il titolo di "Misericordie" le quali, pur ricollegandosi nella loro origine ai motivi ispiratori dell'associazionismo laico -religioso delle Confraternite, hanno subito nel corso dei secoli sostanziali modificazioni per effetto della laicizzazione e della statalizzazione indotte dalle legislazioni degli Stati Europei, compresa l'Italia. La secolarizzazione delle loro attività, molto apprezzabili per l'impegno nel sociale particolarmente nell'assistenza agli infermi ed ai bisognosi, non ha impedito in molti casi la conservazione di quei requisiti evangelici e quindi di ecclesiale, caratteristica peculiare per l'appartenenza al Popolo di Dio a cui fanno appunto riferimento le Confraternite.

L'Arciconfraternita della Misericordia di Torino, ad esempio, fino al 1848, assisteva i condannati a morte del Regno Sabaudo, oggi assiste i "condannati dalla scienza medica", i malati terminali.